Quando ripensa alla sua carriera scolastica e a quanto ha fatto penare i suoi genitori con lo studio, Beatrice sorride. Adesso è tutto più semplice. È una sales manager, ama il suo lavoro, lo fa con impegno e determinazione.
Non amava studiare e, come se non bastasse, la scuola frequentata era un tipico edificio degli anni ’80, troppo freddo e impersonale.
“Se solo riuscissi a vedere le tue doti e crederci di più…”, le ripeteva la mamma, che ne invidiava la memoria e le capacità di ragionamento e pratica.
In famiglia era abitudine coccolarsi a colazione con una torta fatta in casa. Si variava, a volte una crostata, altre una torta di pere, ma sempre dolci poveri di farciture, per apprezzarne il gusto e la genuinità.
“Beatrice, passami la farina, per favore”, chiese la mamma, intenta a preparare una torta di mele. Quando si trattava di cucina, la piccola aveva un ordine e una determinazione invidiabili. Infatti, anche quel mercoledì, come se avesse ricevuto un ordine esecutivo, Beatrice afferrò il barattolo di vetro destinato alla farina e lo porse alla mamma, che conosceva alla perfezione le doti della figlia e cercava nella manualità e nella creatività di un impasto di riportarla all’amore per ciò che si compie nel quotidiano. Avrebbe voluto che tutto venisse fatto così, anche lo studio.
Beatrice si trasformava, quando impastava: si impettiva e muoveva le mani con grazia, come se stesse dirigendo trenta elementi di un’orchestra.
Dopo 50 minuti di cottura e il raffreddamento nella taglia, la torta veniva capovolta in un piatto che ricorda ancora bene: rotondo e con un decoro di edere a rifinire l’intero bordo. Sorride al pensiero che un pezzettino di quel piatto sia sempre con lei, è diventato un ciondolo che si abbina al sapore di ogni giornata.