A Kiev, un piccolo villaggio immerso nelle pianure innevate dell’Ucraina, due bambine crescevano con lo stesso amore per il freddo pungente, quello che ti fa bruciare le guance ma che, inspiegabilmente, riempie il cuore di calore.
Sveta e Oleksandra, mano nella mano, correvano tra i campi imbiancati, il respiro che si confondeva con la nebbia sottile del mattino. Le loro risate si mescolavano ai canti antichi che le loro nonne intonavano durante le lunghe serate invernali, sedute attorno al focolare.
Kiev era un posto semplice.
La vita scorreva lenta, scandita dai ritmi della terra e delle stagioni. I mercati del sabato erano piccoli, eppure pieni di tutto ciò che serviva: un po’ di pane fresco, formaggi, vecchi manufatti e quelle piccole ceramiche dipinte a mano, tipiche del posto. Fu proprio in uno di quei mercati che Sveta trovò un piccolo piattino decorato con un uccellino dalle piume color burro. Quel piatto, così fragile e delicato, divenne un dono per Oleksandra, simbolo di un legame che andava oltre le parole.
Gli anni passarono e la vita, come spesso accade, portò Sveta e Oleksandra su strade diverse. Oleksandra si trasferì in Austria, mentre, Sveta per amore si trasferì in Italia.
Le distanze geografiche crebbero, ma non riuscirono mai a spezzare l’amicizia tra le due. Nonostante i chilometri, i loro cuori rimasero vicini, legati da ricordi condivisi e dalle tradizioni che, ancora oggi, riproponevano nei loro nuovi paesi.
Ogni inverno, non importava dove si trovassero, entrambe continuavano a celebrare il freddo con la stessa meraviglia di quando erano bambine. Cucinavano insieme, seppur virtualmente, i piatti tipici che avevano imparato dalle loro madri, riproponevano i canti della tradizione, e ogni tanto si scambiavano piccole foto di mercatini locali, dove si ritrovavano a cercare oggetti che ricordassero la loro infanzia a Kiev.
Un giorno, Oleksandra aprì una piccola scatola che teneva sul comodino, dentro c’era il piattino con l’uccellino dalle piume color burro, intatto.
Decise di affidarmi il lavoro per farne un ciondolo, a forma di uovo, simbolo di rinascita.
Un pezzo della loro infanzia ora poteva viaggiare con lei ovunque andasse. Quando lo mostrò a Sveta, quest’ultima sentì una stretta al cuore:
“Cresciamo”, le disse, “ma rinasciamo sempre un po’, come la primavera che segue ogni inverno”.
E così, anche se le loro vite erano cambiate, anche se il tempo e la distanza avevano disegnato nuovi capitoli, il loro legame era rimasto forte. Un’amicizia che, come il freddo che tanto amavano, non si poteva spiegare, ma si sentiva profondamente. Era qualcosa che ti faceva sentire a casa, ovunque fossi.
Sveta e Oleksandra continuano a vivere in luoghi diversi ma, ogni volta che la neve cade, ogni volta che il vento freddo accarezza i loro volti, si ritrovano: in quelle piccole ceramiche dei mercatini, in un canto antico, in un ciondolo a forma di uovo.
Il loro passato vive ancora, e insieme a esso, il loro presente.