«Lollo, è pronto! Vieni a tavola.»
Era la seconda volta che la mamma lo chiamava, ma Lollo era chiuso in camera, immerso nella scrittura del suo primo romanzo. Mancava poco alla fine, non poteva smettere proprio adesso!
Era quello che le mamme definiscono “un bravo bambino” – anche se aveva dodici anni, e non gradiva esser definito ancora bambino – i capelli nero corvino, lo sguardo attento e un’affinata capacità nel selezionare le amicizie: non tutti a quell’età capiscono che scrivere storie è il gioco più spericolato che tu possa fare.
La mamma aveva preparato il solito misto di verdure “che fanno tanto bene”, ma che lui detestava. Come si poteva cuocere le carote insieme ai peperoni?
Il punto alla fine dell’ultima frase, nell’ultima pagina, era stato apposto. Il libro non era più solo un’idea nella sua testa, esisteva! Raggiunta la cucina, notò la stanchezza sul viso della mamma e l’irrequietezza della sorellina, che infatti non era seduta al suo solito posto, vicino alla mamma, di fronte a lui.
«Signore, ho finito il mio primo romanzo!» esclamò fiero. «Il titolo sarà “Le ciliegie in fondo al mare”.» Quattro occhi sgranati lo fissavano perplessi. «Credo proprio che una delle prossime cene la offrirò io, in riva al mare, col canto dei gabbiani in sottofondo… Me lo sento, diventerò famoso!»